Questa torre si erge nel cuore di quello che un tempo costituiva il cuore del borgo antico di Calolzio presso la piazza denominata dell’Officio, oggi Regazzoni in onore della nobile famiglia bergamasca che fu l’ultima possidente. La torre, insieme all’omonimo palazzo oggi non più esistente, venne probabilmente edificata tra il XIII e il XIV secolo per volere della famiglia Benaglio che dominò in ambito comasco e lecchese durante la prima metà del XIII secolo.
I signori della valle
In contrasto con i Visconti, i Benaglio detenevano piccoli feudi come vassalli dei Della Torre. Nonostante la sconfitta subita da quest’ultimi a Desio nel 1277, i guelfi del territorio continuarono la guerra, alleandosi con quelli del Lecchese e del Comasco, contro i ghibellini Visconti ormai vincitori.
Fu proprio Filippo Benaglio, insieme a uno dei capi guelfi della Brianza, Tignacca Parravicini, ad occupare Lecco nel 1282 radendo al suolo il palazzo dell’odiato Ottone Visconti, arcivescovo di Milano.
L’anno seguente i ghibellini riprendevano Lecco ma, i Benaglio continuarono a dominare l’Alta Valle che rimase in loro potere per tutta la prima parte del Trecento.
La guerra continuò fino al 1296 quando Lecco, nuovamente passata ai Della Torre, fu presa e rasa al suolo dal signore di Milano, Matteo Visconti che, nello stesso anno, conquistò anche Bergamo ponendo le basi della signoria viscontea su tutto il Bergamasco.
Le lotte tra Guelfi e Ghibellini
Il XIV secolo fu un periodo di continui scontri tra i guelfi e ghibellini lombardi e i Visconti, con Bernabò prima e con Gian Galeazzo poi, tentarono di controllare la Valle San Martino concedendo larghi privilegi ed esenzioni ad una limitrofa “zona ghibellina” costituita da Galbiate, Olginate, Brivio, Oggiono e Missaglia e parti della pieve di Incino. Le fazioni guelfe della Valle San Martino parteciparono alle lotte e Bernabò inviò contro di loro il figlio Ambrogio che rimase ucciso a Caprino il 17 agosto 1374. La vendetta fu spietata, il signore di Milano occupò subito la valle e pose sotto assedio al monastero di Pontida dove si erano rifugiati alcuni insorti, lo prese, e mise a ferro e fuoco i paesi della Val San Martino. I guelfi della Valle San Martino diedero nuovamente sfogo alla loro animosità anti-viscontea appoggiando il condottiero Pandolfo Malatesta che, approfittando del disordine seguito alla morte del primo duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, tentò di ritagliarsi una Signoria autonoma nella Lombardia orientale. Il suo tentativo di conquista di Milano del 1404 naufragò ma, Pandolfo riuscì comunque a proclamarsi Signore di Bergamo con l’appoggio di Brescia e Lecco. Nel 1373 Bernabò Visconti venne scomunicato da papa Gregorio XI che organizzò una lega anti-viscontea alla cui testa fu posto Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde. Dopo la vittioria a Montichiari, il Conte Verde raggiunse Brivio per attaccare Milano ma, poi tolse il campo e si ritirò a Modena e la guerra si concluse con nulla di fatto. Lo stato di guerriglia endemica è testimoniato anche dalla battaglia di Campo Cerese del 27 maggio 1398, nella quale i guelfi della Valle San Martino, insieme a quelli della Valle Imagna, vennero alle armi con i ghibellini di Olginate e Galbiate. Nel 1418 per riprendere il controllo dei territori conquistati dal Malatesta, il nuovo duca Filippo Maria Visconti finse di accettare un arbitrato proposto da papa Martino V, ma, mentre erano in corso le trattative, il suo esercito, al comando del Carmagnola, occupò Lecco e poi si impadronì di Bergamo. A Pandolfo non rimase che trattare la resa dall’ultima città rimasta in suo possesso, Brescia, dietro un consistente indennizzo in denaro. Nel 1427 le valli montane, tra cui la Valle San Martino, passarono sotto il dominio di Venezia.
La Cuntrada di Nigre
Il borgo di Calolzio, all’epoca, era compreso tra le attuali piazza Regazzoni e piazza Arcipresbiteriale. Proprio qui, dove oggi sorge la Canonica e, prima ancora la chiesa di San Martino edificata nella seconda metà del XV secolo, era posta la seconda residenza della famiglia Benaglio, protetta da una torre che oggi fa da base al campanile. Un portone chiudeva l’accesso all’odierna piazza della chiesa proprio all’imbocco con l’attuale via XXIV maggio. Su questa piazza si teneva, almeno dalla fine del 1400, una grande fiera nel giorno di San Martino.
Dalla piazza Arcipresbiteriale, risalendo l’attuale via San Martino, si trovava, sulla sinistra, la torre dei Ginami, oggi inclusa nel gruppo di case presso la sede delle ACLI, e, sulla destra una rocca che era il simbolo del dominio dei Benaglio sulla Valle. Prima della rocca, si trova quella che oggi è via Fratelli Cittadini ma che, per tradizione popolare, è sempre stata la cuntrada di Nigre (la contrada dei Neri).
Si ritiene che tale toponimo sia da attribuire all’appartenenza guelfa dei Benaglio e alla loro fedeltà al papa, i cui partigiani più accaniti erano detti Guelfi Neri. Via Fratelli Cittadini prosegue, dopo l’intersezione con via XXIV maggio, prendendo il nome di Vicolo Fratelli Cittadini. Qui, nei pressi di una piazzetta, possiamo trovare un piccolo arco in pietra riferibile al XIII secolo.
L’attuale piazza Regazzoni, su cui si affaccia il lato nord della rocca, era la piazza d’armi in cui si concentravano le milizie. A fianco della rocca, dove oggi vediamo un grande arco dedicato alla Vergine, si trovava il ponte levatoio che poteva essere chiuso in caso di pericolo.
- BONAITI F., DACCÒ G. L., Sotto il mantello di San Martino – Storia di una valle di confine, Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino, 2012
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