Claudio Prandi
Laureato in Storia presso l’Università degli Studi di Milano, partecipa per la prima volta ad un’esperienza editoriale affrontando il tema dell’emigrazione che per lungo tempo ha interessato il territorio della Val San Martino e che aveva avuto modo di indagare, seppur in modo necessariamente circoscritto, in occasione della tesi di laurea avente come oggetto di analisi il Comune di Calolziocorte durante gli anni del “miracolo economico”. La presente ricerca ha rappresentato dunque, per l’autore, la possibilità di estendere lo sguardo all’intera Val San Martino, mettendo in risalto il reciproco rapporto tra il fenomeno migratorio e i fattori strutturali – la demografia, l’assetto socioeconomico, la mentalità collettiva – che ne hanno determinato l’evoluzione.
L’emigrazione dalla Val San Martino dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra
Il saggio recupera la memoria e la portata dell’emigrazione, esperienza collettiva che ha accompagnato le genti della nostra valle nel corso dei secoli, raggiungendo la sua fase di maggior intensità tra la fine del XIX secolo e il secondo dopoguerra, in concomitanza del processo di industrializzazione che ha fatto della nostra regione l’emblema stesso dello sviluppo economico italiano. Questo cambiamento epocale costituisce, paradossalmente, il principale ostacolo “mentale” all’analisi del fenomeno migratorio delle genti lombarde, mai indagato in modo completo e accurato, ed immediatamente sospinto nel “dimenticatoio” dall’impetuosità del “miracolo economico” e dal massiccio afflusso di persone provenienti da altre regioni d’Italia. La Val San Martino è stata protagonista di questa trasformazione, e solo recuperando la trama del filo rosso che lo ha reso possibile - l’industriosità delle nostre genti associata a radicate tradizioni professionali – si può, e si deve, riscoprire il legame che unisce l’ieri all’oggi, e al domani.