Tra i boschi del Monte Santa Margherita si trova un piccolo gioiello, un sacello della fine del XIII secolo che contiene un vasto ciclo di affreschi dedicati a Santa Margherita. Circa le origini di questo insediamento ecclesiastico, posto in cima al Monte Santa Margherita, al confine tra Torre de’ Busi e Monte Marenzo, non vi sono elementi di certezza. Tuttavia la tesi più accreditata individua nella titolazione del sacello un importante indizio per collocarne la fondazione sul finire del XIII secolo. Essa concorda con le tecniche di costruzione adottate, le semplici caratteristiche architettoniche dell’edificio e i recenti studi compiuti sul vasto ciclo pittorico all’interno che ne datano l’esecuzione tra il XIV e il XV secolo. Il 1787 segna il passaggio della chiesa, unitamente alla Parrocchia di San Paolo, dalla diocesi di Milano a quella di Bergamo. La documentazione acquista ha dimostrato una permanenza di un uso occasionale del manufatto in coincidenza alla celebrazione di funzioni religiose per la festività della Santa.
I primi interventi documentati successivi alla fondazione risalgono al 1740, quando vengono commissionate opere di sistemazione del manufatto da parte della famiglia Mangili di Portola, frazione di Monte Marenzo, testimoniati anche da una nota della visita vicariale del 1742. Nel 1939, così come è dichiarato sulla facciata del monumento, viene realizzato un nuovo intervento in cui viene rifatto il tetto. L’ultimo e quinto ciclo di interventi ha inizio nel 1983. Si tratta di un intervento controverso e a cui corrispondono cospicue modificazioni dell’esistente quali il rifacimento del tetto, l’eliminazione dell’intonaco esterno, il rifacimento della pavimentazione interna ed esterna e interventi minori sugli elementi lignei delle aperture e delle luci. Due sono le ragioni a cui legare la collocazione eccentrica dell’edificio sacro rispetto al centro di Monte Marenzo: la presenza di un elemento militare e la dedicazione dei rilievi collinare di Monte Marenzo a Santa Margherita quale permanenza di culti radicati nelle pratiche di vita locali.
Complessivamente sono identificabili cinque fasi architettoniche distinte: la fondazione e i successivi restauri del 1742, del 1879, del 1939 e del 1983. A questo restauro seguì un periodo di decadenza tanto che, nel 1858, il Vicario Gianfranco D. Girolamo Cattaneo lo descrive come «posto in un luogo deserto e abbandonato» e lo stato di conservazione del manufatto è compromesso.
Questa situazione perdura fino al 1879, quando vengono compiuti interventi di restauro non documentati. È verosimile imputare a questa fase la chiusura di una monofora nell’abside e l’apertura di due finestre in facciata. Nel Novecento i documenti riferiscono di un ennesimo peggioramento dello stato di conservazione.
Il ciclo di affreschi
L’oratorio di Santa Margherita racchiude un repertorio di pitture che alcuni studiosi hanno segnalato come di eccezionale interesse, tra i più pregevoli del Trecento lombardo. Le analisi successive ai restauri del 1992 e del 1994, hanno ricondotto i dipinti alla cultura figurativa bergamasca a cavallo tra XIV e XV secolo. La superficie affrescata, oggi completamente restaurata, ci appare frammentaria – a causa dei furti e del degrado – rispetto all’originale, che doveva interamente ricoprire le pareti della piccola navata, dell’abside e la controfacciata. Dal punto di vista iconografico essi sono riconducibili a tre temi principali: gli Episodi della vita di santa Margherita d’Antiochia sulla parete meridionale e sulla controfacciata, la Majestas Domini nel catino absidale, a sua volta completata da altri soggetti nel semi-tamburo e dall’Annunciazione sull’arco trionfale, gli affreschi devozionale sulla parete settentrionale.
Abside e affreschi mancanti
Episodi della vita di Santa Maria Antiochia
Episodio I
È uno dei due affreschi rubati del ciclo dedicato alla Santa. Dalla foto d'archivio è possibile vedere, al centro del riquadro, la Santa, coronata ed aureolata, nell’atto d’incrociare devotamente le braccia sul petto, mentre accoglie gli ammaestramenti cristiani della sua nutrice. Sulla sinistra è genuflesso il padre della Santa, il prete pagano Edesimo, in atto di pregare rivolto verso un falso idolo, eretto su un tempietto. Sulla destra stanno le compagne di Margherita intente ad accudire al gregge della nutrice le cui pecore pascolano in primo piano.
Episodio III
Presenta l’incontro fra la fanciulla ed Olibrio. Questi, in larga parte scomparso a causa di una vasta lacuna, è rappresentato di profilo sul bianco cavallo scalpitante. Margherita alza il volto a mirare il governatore e muove vivacemente le mani levate per spiegare le ragioni del suo rifiuto. Alle sue spalle i due giovani nobili già rappresentati genuflessi davanti ad Olibrio nella scena precedente, osservano l’avvenimento perplessi ed uno tiene un dito sulla bocca, a sottolineare lo stupore per tanta audacia.
Episodio VIII
La Santa si libera dalla mostruosa forma demoniaca con un segno di croce. La fanciulla ha il volto atteggiato ad un bonario sorriso ed afferra gentilmente con la mano sinistra un ciuffo di peli sul capo del mostro domato. Alle sue spalle è appollaiata, su un braccio della croce, la colomba dello Spirito Santo. Tutta la scena è visibile dietro una inferriata inserita nelle mura merlate della città di Antiochia.
Episodio IX
Qui è illustrato come Margherita venga convocata da Olibrio per un secondo tentativo, al fine di convincerla all’abiura. La Santa atteggia dinamicamente le mani a sottolineare le argomentazioni del suo diniego; dietro a lei si vede l’inferriata della prigione dalla quale è stata fatta uscire. Davanti alla fanciulla siede il governatore: anch’egli puntualizza le sue proposte con eloquenti gesti. La devozione popolare, in un’epoca imprecisata, ha voluto punire la perfidia di Olibrio, sfregiandone il volto che appare quindi danneggiato da più lacune.
Epsiodio X
La Santa, è appesa ad un palo orizzontale, al quale le braccia sono avvinte con corde. L'asta è retta da due forcelle di legno, sì che la fanciulla non tocca con i piedi il terreno. Secondo la tradizione, tale tortura consisteva nel percuotere la martire e nel tormentarla con torce accese. Anche in questo caso la emotiva partecipazione popolare alle pietose vicende di Margherita ha voluto “vendicare” la martire, scalpellando i volti dei due torturatori.
Episodio XI
Sulla sinistra, la fanciulla gettata in un tino di acqua bollente, è rappresentata in atto di invocare lo Spirito Santo che, in aspetto di colomba, si sporge a sfiorare il capo di Margherita. I i cerchi del tino si spezzano e le doghe si aprono a ventaglio con un’efficacia realistica che porta il racconto sul piano del quotidiano e del vissuto. Il lato destro della scena è occupato da una schiera di pagani inginocchiati folgorati dal fatto miracoloso. Al centro, in alto, Olibrio e il suo seguito assistono sbigottiti a questo evento grandioso di abiura collettiva.
Episodio XII
Mostra la vendetta di Olibrio che fa decapitare i neocristiani. Sulla sinistra è rappresentato il governatore che con gesto volitivo indica la nuova vittima al carnefice. Questi, al centro della pittura, alza la spada per decapitare uno dei convertiti, inginocchiato in posa orante. In basso sta un cumulo di teste mozzate in una pozza di sangue; a destra attendono il loro turno altre vittime, con le mani legate dietro la schiena. Alle loro spalle di alcuni uomini armati suonano con diversi strumenti per solennizzare la condanna; sullo sfondo una folle assiste sbigottita.
Episodio XIII
Il supplizio finale della Santa. La fanciulla, nuovamente rivestita, attende in ginocchio di essere decapitata: ha le mani legate dietro la schiena ed alza il capo verso il cielo. Nell’angolo di sinistra, in alto, entro un’aureola policroma, il volto divino guarda con benevolenza Margherita. Alle spalle della Santa è già pronto il carnefice con la spada in mano; al suo fianco una donna assiste alla scena.
- VIRGILIO G., Le vie della fede, Collana di San Martino 2010
- MELAZZI C. e VACCARO S. (a cura di), Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria, ed. Comune di Monte Marenzo 2000
- ZASTROW O., Affreschi gotici del territorio di Lecco, vol. 2, Lecco 1990
INFOMAZIONI
- Biblioteca di Monte Marenzo Tel. 0341 – 602240
- Comune di Monte Marenzo Tel. 0341 – 602200
- Parrocchia di Monte Marenzo Tel. 0341 – 603025 – montemarenzo@diocesibg.it
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