Sconosciuta ai più, questa biblioteca raccoglie circa 6.000 volumi, lasciati in gran parte in eredità ai Comuni del territorio della Valle San Martino dal Sacerdote Carlo Rosa nel 1810. Originario di Carenno, Don Carlo Rosa visse a Milano, a quell’epoca uno dei centri più importanti dell’Illuminismo italiano, e assorbì l’amore per il sapere enciclopedico e per le raccolte che contraddistinse i lumi. Il sacerdote mise assieme una «Libreria» di circa 4.000 volumi «con spesa rilevante» e desiderava che tale patrimonio fosse lasciato ai Comuni della piccola valle che gli aveva dato i natali, preferendo «l’utile pubblico a quello privato».
Stabilì inoltre che la Biblioteca dovesse essere realizzata proprio a Caprino, centro storico della valle e allora fiorente sia economicamente che culturalmente. Lasciò anche un legato di Lire 6.000 milanesi per il trasporto e la collocazione dei libri, grazie al quale la Biblioteca godette per oltre un secolo di un’autonomia economica che permise l’incremento della collezione con l’acquisto di classici della letteratura latina e italiana.
I volumi, trasferiti nel novembre del 1814, furono collocati in una stanza messa a disposizione dal signor Carlo Rota-Rossi dove rimasero fino all’inizio dell’estate del 1816. Nel maggio 1818 fu convocata l’assemblea dei sindaci del mandamento che nominò una commissione di tre membri incaricati della gestione della biblioteca e della stesura del regolamento.
Nel contempo vennero allestiti ambienti, scaffali e arredi. I lavori terminarono verso il 1822 e la biblioteca poté cominciare a funzionare regolarmente, pur con alti e bassi, ininterrottamente per quasi un secolo.
Negli anni Ottanta dell’Ottocento, le istituzioni comunali cominciano a lamentare il cattivo funzionamento della Biblioteca e ne auspicano la rinascita. Così la commissione dei sindaci, convocata nel 1892, provvide al rinnovo della commissione.
Nel 1908, la biblioteca ebbe una svolta e fu trasformata in biblioteca popolare circolante con l’acquisto di volumi di vario genere (romanzi, letture, viaggi, resoconti, bozzetti) che potevano essere prestati a domicilio.
In questo modo però, secondo la successiva commissione (1914), si stravolgeva il carattere della biblioteca, destinata agli studiosi, e torno alla ribaltà l’idea di trasferire il fondo Rosa al Collegio di Celana. Infatti già nel 1888, il Rettore del Collegio ne aveva fatta richiesta, ottenendo però un rifiuto quasi unanime.
Nonostante i tentativi di riportare la biblioteca alla riservatezza originaraia, i prestiti dei libri di tipo popolare proseguirono anche se maggiormente disciplinati grazie all’introduzione di registri che, per fare un esempio, testimoniano un prestito a domicilio di oltre 1500 volumi nel biennio 1912/1914.
Da allora cominciò la decadenza della Biblioteca mandamentale, come emerge da una relazione del 1935 «dal 1917 restò effettivamente abbandonata. Tuttavia, gli studiosi potevano consultare i libri in seguito a richiesta al Municipio, presso il quale è custodita la chiave».
La Biblioteca Mandamentale non è mai stata del tutto dimenticata e l’idea e i tentativi di rimetterla in efficienza sono stati ripresi più volte nel dopoguerra ma, senza grande successo. L’iniziativa è stata ripresa negli anni Ottanta del Novecento dall’Amministrazione Comunale di Caprino che ha risanato e ampliato gli ambienti, recuperato e restaurato gli arredi e catalogato e schedato l’intera collezione libraria.
RACCOLTE
La maggior parte del fondo bibliotecario (4000 volumi) proviene dal lascito di Don Carlo Rosa, gli altri sono stati acquistati dalle diverse commissioni durante il secolo di funzionamento. Si tratta per la maggior parte di opere del Seicento e specialmente del Settecento ma, non mancano alcune cinquecentine (150 circa) e due incunaboli incompleti. Vi sono poi opere e raccolte significative dell’Ottocento ed alcuni volumetti di scarso pregio del Novecento.
Come lo stesso Don Carlo Rosa ricorda, la sua raccolta «Consiste principalmente detta libreria in Bibliografie, libri Biblici, in Storia Sacra, profana; storie diverse generali e particolari, arti, scienze, letteratura, anzi anche manoscritti con raccolte per la storia di Milano divise nelle diverse parti, storia della Valle S. Martino e del fiume Adda e Villaggi, raccolte di memorie di secoli arretrati». Accanto al più consistente numero di opere religiose, c’è un importante insieme di opere storiche tra cui le più notevoli di Ludovico Antonio Muratori e soprattutto opere di storia locale e lombarda.
- TREMOLADA C., La Biblioteca Mandamentale, Caprino 2007