Con l’avvento della Repubblica di Venezia, in Valle San Martino si intensificò l’utilizzo dell’energia idraulica. Le acque del torrente Gallavesa, ad esempio, furono a lungo sfruttate intensamente da una selva di mulini, folle da fustagno, torchi, magli e bottonifici. L’industria della seta si sviluppò a partire dal XVII secolo e segnò uno degli elementi determinanti nel processo di trasformazione dall’economia agricola a quella proto-industriale: a testimonianza della precoce vocazione della valle verso questa manifattura, nel 1681 la filanda Sozzi di Caprino risultava il secondo impianto per importanza della Bergamasca. Tuttavia, solo nel secolo successivo e nella prima metà dell’Ottocento gli opifici serici presero piede in tutto il territorio: a Cisano, Pontida, Calolzio, Corte, Monte Marenzo e Vercurago.
Alla produzione della seta, sempre nel XIX secolo, si affiancarono la lavorazione del cotone e della lana. Sul finire del medesimo secolo il fondovalle di Calolzio, favorito dalla costruzione delle linee ferroviarie per Milano, Lecco e Bergamo, vide il fiorire di un intenso sviluppo industriale culminato con la nascita dello stabilimento chimico Sali di Bario.